La Montagna grande. Nel cuore del PNALe M

 

Il desiderio di calcare nuovi sentieri questa volta ci ha portato sulle vette più a nord della Montagna Grande prendendo l’avvio dal paese di Bisegna.  L’escursione si è svolta interamente su terreno innevato il che ha reso la marcia un pò più faticosa, specie nei tratti all’interno dei boschi, ma al tempo stesso un pizzico più avventurosa essendo i tracciati dei sentieri ed i segnavia sepolti sotto il manto bianco.

In corrispondenza dell’uscita dal paese (in direzione Pescasseroli) inizia il Sentiero Natura (SN sulla carta) che con ripide ma comode svolte sostenute da muretti a secco entra in una stretta forra ed in pochissimo tempo porta sino al pianoro dove si trova la Fonte d’Appia.
Lasciando alla nostra destra il sentiero “W1” che attraversa la Valle di Fonte d’Appia e da cui arriveremo al ritorno, saliamo direttamente sui pendii che cominciano a prendere quota verso est con l’obiettivo di intercettare la mulattiera che attraversa il bosco in località Prati del Lupo.
Individuata la mulattiera ne abbiamo quindi seguito il tracciato che prosegue all’interno di una bellissima faggeta con pendenza leggera e costante per circa due chilometri in direzione sud-est fino a raggiungere una bellissima radura a quota 1.650).
Da un confronto della carta con i dati del GPS abbiamo dedotto di essere all’incirca sotto la verticale dell’antecima del Monte Argatone e quindi, lasciato il percorso seguito sino a quel momento, abbiamo puntato ad est avviandoci in una fascia di bosco dove la neve fonda stava aspettando le sue vittime!
Arrancando a zig-zag si prende rapidamente quota e si esce dalla fascia boschiva a circa 1.800 metri da dove il panorama inizia a spaziare a perdita d’occhio verso ovest e verso nord; notevole è il colpo d’occhio sulla piana del Fucino e sul Sirente che da questo punto si mostra in tutta la sua grandezza.
Si continua a salire a vista puntando alla cresta che, grazie alla neve ora finalmente ghiacciata,  possiamo raggiungere senza grande sforzo alla quota 2.050 di scollinamento: ad attenderci ci sono un vento poderoso e grandiosi panorami! In realtà il primo ce lo aspettavamo  perché i pennacchi di neve svolazzante erano visibili già da un pò, mentre i panorami beh quelli non li potevamo certo immaginare tanto si sono rivelati strepitosi.
Praticamente una serie infinita di cime bianche contro l’azzurro del cielo, con l’interminabile profilo della Majella che osservato da quel punto si prende una buona metà dell’orizzonte … siamo rimasti così, immobili e muti in una lunga pausa di contemplazione.
Ripresi dall’incanto abbiamo constato con piacere che i calcoli topografici fatti a valle avevano funzionato alla perfezione visto che ci trovavamo subito sotto l’attacco dell’antecima nord dell’Argatone che abbiamo risalito in pochi minuti e poi, dopo essere scesi ad una selletta siamo arrivati dritti dritti sul Monte Argatone.
Qui la sosta è d’obbligo sia per i rifornimenti alimentati ma ancor più per memorizzare in una visuale a 360° innumerevoli gruppi montuosi, in particolare da quest’angolazione è molto bello l’insieme del Marsicano, il Monte della Corte e la Serra Cappella oggi tutti bianchissimi.
Dall’Argatone per raggiungere la Serra della Terratta e le sue poco marcate cime ci sono da percorrere ancora un paio di chilometri scendendo alla Sella di Montagna Grande (così la chiamano alcuni) dove è presente un bel masso con su scritto “W3” che poi sarebbe il sentiero che sale dalla Valle della Fossa.
Dalla Sella si sale lungamente ma con pendenza costante fino al primo cocuzzolo della Serra e quindi con altri modesti sali-scendi si arriva sino al punto più alto da cui oggi è particolarmente impressionante la vista del versante nord della Serra del Carapale fatta di rocce e di neve che si gettano ripidissime nel vallone sottostante. Da Bisegna alla Terratta abbiamo percorso poco più di otto chilometri.
Per il ritorno scartiamo l’idea di ripercorrere la via  dell’andata e optiamo per la discesa diretta dal fianco della Terratta verso i primi pianori della Valle della Fossa  dove contiamo di intercettare la traccia che porta sino all’imbocco della Valle di Fonte d’Appia. Arrivati al limitare del bosco si ripresentano le condizioni già viste ad inizio giornata: neve molle e profonda che ci accompagnerà per un lunghissimo tratto.
Ovviamente di segnavia non se ne parla perché è tutta una coltra bianca che copre e nasconde ogni possibile riferimento, ma anche in questo tratto di escursione ci torna utile la preparazione fatta a tavolino combinata con l’osservazione del territorio circostante e quindi azzecchiamo tutti i punti di snodo fino a raggiungere quota 1.630 l’intersezione con il sentiero “W1” che ci riporterà a destinazione.
E’ il silenzio assoluto ed anche i nostri rumori del nostro lento avanzare sono totalmente assorbiti dalla neve che è dovunque si guardi, a terra, sugli alberi, sulle pareti dalla valle che nel tratto iniziale è assai stretta.
Dal punto di intersezione tra i due sentieri fino alla Fonte d’Appia sono quasi tre chilometri che con tutta questa neve sembrano non finire mai; abbiamo impiegato più di un’ora per coprire quest’ultimo tratto e siamo sbucati nel pianoro di fronte alla Fonte giusto in tempo per godere dell’ultima luce calda del tramonto che stava tingendo di rosso la dorsale innevata percorsa al mattino.

Giacomo ed io siamo pienamente soddisfatti per questa giornata che resterà anch’essa indimenticabile e, mentre ormai al buio scendiamo leggeri e silenziosi le ultime rampe della gola che porta a Bisegna, d’incanto sembra anche essere svanita la stanchezza delle oltre dieci ore di marcia.

 

Riferimenti di massima dell’escursione
Lunghezza circa 17 chilometri
Dislivello complessivo circa 1.200 metri